TRA DUE SILENZI
Orlando Materán
Se to
sapessi
che cosa e questo,
che cosa e starsene
con le mani piangenti
di tempo,
con l'orologio appoggiato alla tempia
e con questa solitudine
e questo freddo
e questo caldol, pure,
e queste pareti
e questi pugni
contratti di colpo
che spezzano la tua figura;
si, madre,
quella di codesto volto
in cui suoli lasciare
it tuo " Dio ti benedica!"
ed io, frattanto, mi chiedo
se non sarebbe lo stesso
che mi benedicessi tu
con gli occhi
colmi del colore dei tramonti
e con le mani piene
di bonta,
di conforto,
di tante case che
l'oblio ha sepolto,
in questo luogo
in questo tempo
e in definitive
fra questi due silenzi
che s'intbssono intorno a me
dove ormai, neanche
la voce della coscienza
suole assistermi
come prima,
come ieri, come in altri momento
che ancora brillano nella mia memories.
A volte, mi domando
o — è lo stesso— mi chiedono
che fai li
estatico,
con lo sguardo perduto
nell `infinito,
come se il tempo si fosse fermato,
come se questo silenzio
cercasse L 'eternita,
come se
ornai to non potessi gettare al vento
le parole tinte
di solitudine,
e che
in un profondo silenzio
accetta quelle monete
che lasciamo nelle sue mani
e in quello stesso istante
ci dimentichiamo che essa,
bianca,
gialla,
nera
o di chissà quela paese
è anch essa stanca, sazia di tempo.
Per
questo,
per tutte queste cose
che si sommajo alla mia esistenza,
qui sono giunto
con la speranza dell 'uomo
che cerca silenzi
e vuole gettera nuove radici
con il canto
in questo suolo di galattiche figure,
dove la fine è vicina
il
silenzio che tanto ho bramato
dove guardo
il mio mondo che barcolla
mentre le vane parole
cadono nei mari,
viaggiano verso l'oblio,
e torna
tenebrosa la guerra
a seminare di cadaveri i campi,
perchè possano sbocciare
di nuovo la pace
e l'amore
e ricominciare ancora o terminare per sempre.
intrecéiare le idee,
gridare: "Sono stanco,
madre,
tanto che ormai rinunzio,
amico,
a questa perzione di terra,
esseri che si sono allontanati
dalle mie mari,
dai miei occhi,
dalla mia pelle tutta
mentre si secca la mie radice
ed.assisto alla mia stessa
agonia,
e voglio essere di altre galassie
dove siano silenzi,
dove siano tenebre
eterne
che sarebbe impossibile spezzare.
Lo sí
preferisco andarmene, evadiere giorno dopo giorno
da questa atmosfera
e starmene così
quasi pietrificato
aspettando tempi di amore,
mentre fuori,
per le strade di Dio
o del Demonio
o di chiunque siano,
la gente
parlerà di guerre,
di miserie,
di governi,
del razzo di Capo Kennedy
nel suo viaggio siderale
verso la luna
o marte
o il pianeta dell'oblio
e dell'uomo
che conquisttó altre tarre
mentre
i pochi o i molti
innalzano la coppa del buon vino
e brindano per te,
per me,
per tutti quelli che abbiamo provato
nella nostra carne
corne s'inchioda il sicuro
metallo dell 'ipocrisia
o dell 'invidia, e pori
non vogliamo sapere
di guerre
nè di miserie
nè di quella donna
che si riempie di notte
(Traducción Pincenzo Josie. Roma - Italia. Año. 1980.)
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